Emigrazione e letteratura italiana di Otto e Novecento
Gli scrittori italiani che compongono un ideale canone letterario classico fra Ottocento e Novecento si sono soffermati solo parzialmente o episodicamente sull’emigrazione italiana. Uno oblio – una certa rimozione persino – che non ha, tuttavia, impedito la comparsa di romanzi e racconti di grande finezza su questa enorme esperienza collettiva, che è anche uno dei nodi di maggiore momento della vicenda storica italiana. Da De Amicis a Pavese, da Pirandello a Gadda, da Pasolini a Sciascia, passando per Silone, Calvino, Jovine, Piovene, Levi, Soldati, Borghese, Sgorlon, e per diverse altre notevoli voci della narrativa contemporanea, gli emigranti sono comparsi in pagine talora bellissime, e sovente assai difformi per stile, moventi ed esiti. Il libro ricostruisce questo manifestarsi letterario, spesso “marginale”, disperso ma acuto, di un evento per molti versi fondamentale della storia nazionale, dalla fine del secolo XIX fino a quanto uscito negli ultimi due decenni, durante i quali un’autentica fioritura di titoli ha rinnovato un interesse specifico per la figura del migrante. Ne risulta un cammino, diviso in una topografia più che in una cronologia, fra immagini letterarie suggestive, che seguono ispirazioni e stili differenti: il racconto, il diario di viaggio, il romanzo, il frammento autobiografico, l’indagine critica, il reportage. Cercando fra le pagine dei grandi scrittori, emerge un quadro perspicuo e acuto di una diaspora umana e storica lunghissima. Forse, mai conclusa.
Forse, mai conclusa.
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